La cuffia dei rotatori della spalla è costituita da una sorta di “manicotto” di tessuto tendineo, espansione dei muscoli sottoscapolare, sopraspinoso, sottospinoso e piccolo rotondo. Nell’interspazio compreso tra sottoscapolare e sopraspinoso decorre il tendine del capo lungo del bicipite che dall’esterno entra in articolazione per inserirsi sul tubercolo glenoideo della scapola.
Ampia rottura a “U” coinvolgente il tendine del sopraspinoso: in alto l’arco di lesione, in basso le superficie ossea omerale da cui è avvenuto il distacco tendineo.
La cuffia dei rotatori gioca quindi un ruolo determinante nell’equilibrio funzionale dell’articolazione fra omero e scapola (la “spalla” comunemente detta). Tuttavia, è ormai noto quanto altrettanto importante sia il movimento che la scapola compie sulla gabbia toracica, in armonia con l’omero, nel comporre ed accompagnare le varie azioni dell’articolazione. Accanto alla genesi prettamente traumatica delle rotture della cuffia dei rotatori dovute a cadute, sforzi intensi e con scarso controllo dell’azione (per esempio come avviene quando nello scivolare ci si aggrappa ad un supporto tentando di opporsi alla caduta), troviamo le frequenti lesioni di origine degenerativa, dove il processo si sviluppa nel tempo.
Posizionata ancoretta a tre fili nell’omero, in basso a sinistra.
I fili attraversano il tendine; seguirà il completamento della sutura con reinserzione tendin- ea all’osso.
Infatti, la complessità funzionale della spalla, unitamente ad una vascolarizzazione alquanto delicata del sopraspinoso (“area critica”) giustifica la frequente patologia di tale distretto, con possibile degenerazione fino ad una vera e propria rottura di uno o più tendini, solitamente per gradi, attraverso un processo cronico che può evolvere drammaticamente in caso di ampie ed improvvise rotture od estensione di lesioni preesistenti in seguito a sforzi o traumi, anche di modesta entità. Accanto a fattori genetici o meccanici rappresentati da attività sportive o professionali caratterizzate da sforzi prevalentemente in elevazione, alcune patologie come il diabete, la patologia tiroidea, le malattie infiammatorie a genesi immunitaria ed il fumo di sigaretta, costituiscono un fattore predisponente alla degenerazione tendinea. Il riscontro clinico va da un invalidante dolore a riposo (in genere notturno), fino ad una significativa limitazione funzionale, più o meno dolorosa, con possibile quadro di “pseudoparalisi” per l’entità della perdita di funzione. Non tutte le lesioni della cuffia dei rotatori devono essere operate: piccole lesioni con un buon compenso, specie nel paziente anziano, possono trarre giovamento da un buon programma riabilitativo coadiuvato da eventuale terapia strumentale e farmacologica.
Posizionata ancoretta a tre fili nell’omero, in basso a sinistra.
I fili attraversano il tendine; seguirà il completamento della sutura con reinserzione tendin- ea all’osso.
Quando però la rottura della cuffia dei rotatori diventa sintomatica e non risponde ad un trattamento conservativo od in presenza di lesioni a tutto spessore in pazienti attivi, è frequente la necessità di un intervento chirurgico di riparazione con una sutura dei tendini all’osso, sede della loro inserzione originale, o reciproca tra tendine e tendine, da realizzare in artroscopia dove la tipologia della lesione consigli il ricorso a tale metodica. Il buon risultato della chirurgia della cuffia dei rotatori, comunque, non può prescindere da un buon programma riabilitativo, che parte dagli obiettivi primari (graduale recupero della mobilità e della forza) per arrivare al ripristino di quella complessa armonia di movimento sincronizzato che sta dietro ogni movimento della “spalla”, e che vede coinvolte ben 5 articolazioni contemporaneamente: Gleno- omerale, Scapolo-toracica, Acromio-clavicolare, Sterno clavicolare, arco Coraco-Acromiale.